Nel seminario che promuoviamo sulla Sincronicità, cercheremo di riflettere assieme sul fatto che l’esperienza sincronistica, che a tutti gli effetti si esprime in un dominio sincronotopico e sincronomorfico, si pone come un ponte fondamentale tra la relazione e il mistero che la abita, al cui centro c’è Anima, c’è quel fare-anima sempre implicitamente presente. Esprime e include la presa in cura dell’anima, ma anche quel lasciarci prendere in cura da parte dell’Anima. Il principio di sincronicità che Jung definisce come l’irruzione di un evento acausale in relazione con l’ordine del Significato, ha attraversato in realtà l’intera visione junghiana della psiche, a partire dai suoi primordi, dalla sua concezione cosmologica, neoplatonica, alchemica, gnostica fino a includere una più ampia visione psico-spirituale della storia, inglobando gradualmente la stessa concezione del sacro, del misterico, del numinoso, del femminile come agente di trasformazione, fino al complesso rapporto tra psiche e materia attraverso l’enunciazione dell’archetipo psicoide. Non viene esclusa da questa concezione neppure la visione più ampia del significato che Jung darà all’amore, all’Eros e alla relazione, compresa naturalmente quella terapeutica. Aggiungeremo inoltre le importanti amplificazioni critiche della Re-visione hillmaniana della psiche e del Mundus imaginali” di Henry Corbin. Ripenseremo anche alla ampia frequentazione di Jung del pensiero orientale, dal taoismo, al buddhismo, all’induismo. Essenziale sarà la prefazione a I Ching di Richard Wilhelm nel consegnarci ulteriori informazioni sulla comprensione dei processi sincronistici in riferimento a questo straordinario sistema simbolico. A questo riguardo verrà dedicata una sezione specifica all’uso e all’interpretazione de I Ching. Gli studi sulla sincronicità inizialmente da parte degli iunghiani sono stati accolti con una certa prudenza, probabilmente perché questo argomento ha da sempre suscitato un pizzico di sospetto per l’antica e banalizzante accusa di misticismo e di scarsa scientificità rispetto agli ambienti accademici tradizionali, trovando solamente negli ultimi anni delle risposte via via più adeguate ed epistemologicamente fondate. Molti fisici si sono interrogati seriamente sul principio di sincronicità, lo stesso Wolfang Pauli collaborò in modo decisivo con Jung nell’esplorazione e nell’elaborazione di questo complesso plesso teorico ed esperienziale. Gli studi successivi hanno coinvolto fisici del calibro di David Bohm, Victor Mansfield, anche recentemente di David Peat. Secondo James Hillman, il principio di sincronicità sembra avere a che fare con necessitas, con l’archetipo della Necessita, con ciò che è necessario. Scrive Maria Louise von Franz che esiste secondo Jung, una realtà ultima, oltre la materia e la psiche, che chiama Unus mundus, il mondo unificato, termine che Jung recuperò da un allievo di Paracelso, Gerhard Dorn. Il principio energetico e simbologico che lo informava nella filosofia medioevale era l’Anima Mundi, realtà psicologica e parte costitutiva dell’intera filosofia di Marsilio Ficino. Questa visione verrà ripresa più volte dallo stesso James Hillman. La manifestazione empirica dell’Unus mundus si basa proprio sul principio di sincronicità, poiché negli eventi sincronistici il mondo interiore si comporta come se fosse posto all’esterno e il mondo esteriore come se fosse posto all’interno. Chiudiamo questa nostra presentazione con le parole del fisico Victor Mansfield: Sincronicità è fare-anima in azione.